
Sono stati oltre 160 i partecipanti, martedì pomeriggio all'auditorium di Città Studi, alla quarta edizione del Biella Digital Summit, l'appuntamento annuale di Unione Industriale Biellese per diffondere la cultura della digitalizzazione nelle imprese. E’ un risultato incoraggiante che riflette la buona riuscita dell’evento che, di anno in anno, vede crescere sensibilmente le adesioni di pubblico, dimostrando l’importanza dei temi trattati. Grazie alla moderazione di Christian Zegna, Past President Gruppo Giovani Imprenditori di UIB, si sono avvicendati gli approfondimenti di Marco Camisani Calzolari, esperto di IA e Cybersicurezza e divulgatore scientifico, e di Silvio La Torre, Senior Professional Digitale e Filiere di Confindustria, ed è stato presentato il caso aziendale di Pattern con Maurizio Savioli, Group Industrial Director.
Ad aprire i lavori è stato Christian Ferrari, presidente Comitato Piccola Industria dell'Unione Industriale Biellese, con delega alla Connettività Digitale e Fisica del Territorio: "Oggi non siamo qui semplicemente per parlare di tecnologia: siamo qui per riflettere su come il “cervello digitale”(l’IA) e il “corpo robotico” (la robotica) possano lavorare insieme, per generare valore, competitività e sostenibilità nelle nostre imprese, nelle nostre comunità, nel nostro territorio - ha affermato -. Negli ultimi anni abbiamo visto una trasformazione rapida ed esponenziale: dati che diventano asset strategici, automazione che sfida i modelli tradizionali, e nuove opportunità che sorgono accanto a importanti interrogativi sulla governance, sull’etica, sulla sostenibilità, e sul ruolo ancora centrale dell’essere umano. Ecco perché l’obiettivo di questo Summit, nato dall'idea della Sezione Servizi innovativi e Tecnologici Uib, è duplice: da un lato offrire spunti concreti, casi aziendali, testimonianze, strumenti. Dall’altro stimolare una riflessione profonda: non basta adottare tecnologie, ma occorre saperle governare, integrarle nei processi con visione strategica e sensibilità umana".
La sfida dell'AI: dominare o essere dominati
Nel suo intervento, Marco Camisani Calzolari, esperto di IA e Cybersicurezza e divulgatore scientifico, ha approfondito l’integrazione tra intelligenza artificiale (cervello) e robotica (corpo) nella ridefinizione del modello produttivo. Ha spiegato come l’automazione tradizionale, fatta di processi rigidi e prevedibili, stia lasciando il posto all’automazione cognitiva adattiva: sistemi di intelligenza artificiale capaci di apprendere e adattarsi. I nuovi robot antropomorfi non eseguono solo ordini, ma imparano a muoversi, a cucinare, persino a svolgere lavori tecnici. Sono multipurpose e si adattano ai contesti umani. Inoltre, il loro aspetto “umano” favorisce empatia e fiducia, ma anche vulnerabilità psicologica: ci affezioniamo a ciò che ci somiglia, e questo può essere sfruttato. Dietro la loro "intelligenza" si nasconde però una scatola nera: va definito chi addestra l'AI, come e chi la controlla, e le responsabilità in caso di errore restano ambigue. Va ricordato, infatti, che quando si parla di intelligenza artificiale si parla di "pappagalli stocastici", che ripetono e rielaborano con altissima capacità di calcolo, le informazioni e i dati con cui vengono addestrati.
Sul fronte della sicurezza, poi, il rischio è reale: i robot connessi possono essere violati o manipolati, e i dati di addestramento corrotti, compromettendo i modelli. Anche l’etica è un nodo irrisolto: macchine basate su modelli sofisticati e probabilità non possono valutare ciò che è “giusto”. Infine, c’è il tema della sostenibilità e la necessità di una sorveglianza umana costante. Il futuro non dipenderà da chi possiede più tecnologia, ma da chi saprà darle un senso umano. L’uomo deve restare al centro, per guidare — non subire — la nuova intelligenza delle macchine.
L’Intelligenza Artificiale per il Sistema Italia
Silvio La Torre, Senior Professional Digitale e Filiere di Confindustria, ha illustrato il recente Report di Confindustria sull'Intelligenza artificiale, dal quale emerge come l’adozione dell’IA nelle imprese italiane sia in crescita ma ancora disomogenea. I dati Istat mostrano che tra il 2021 e il 2024 la quota di aziende che impiegano l’intelligenza artificiale per più funzioni è quasi raddoppiata, ma resta bassa tra le PMI, dove solo l’1,4% utilizza tecnologie IA per almeno tre scopi. Le principali barriere sono i costi elevati e la carenza di competenze digitali.
Il report raccoglie 241 casi d’uso di 76 aziende italiane: il 21,6% nel settore salute e scienze della vita, il 20,7% nel manifatturiero e il 17,4% nella mobilità sostenibile. Le applicazioni vanno dalla diagnostica medica alla manutenzione predittiva, dal controllo qualità alla gestione automatizzata del servizio clienti e al turismo intelligente. La Torre ha sottolineato che l’intelligenza artificiale si conferma leva strategica per innovazione, produttività e sostenibilità, ma che l’adozione diffusa richiede politiche pubbliche mirate e un approccio da parte delle imprese che coinvolga l’intera azienda. Sul fronte normativo, l’AI Act europeo introduce un approccio basato sul rischio, ma la sua implementazione andrà monitorata per garantire una compliance efficace sia per il pubblico che per le imprese. Il futuro dell’IA in Italia, ha concluso La Torre, dipenderà dunque dalla capacità di diffonderla in modo etico, inclusivo e realmente umano.
Il caso di Pattern Group
Maurizio Savioli, Group Industrial Director di Pattern, ha presentato la strategia di trasformazione digitale dell'azienda, tracciando un percorso verso un nuovo modello d’impresa fondato sull’innovazione sistemica e sull’intelligenza artificiale. Leader nella produzione di capi di lusso, Pattern ha evoluto la propria visione: dall’innovazione di prodotto, all’innovazione di processo e di piattaforma. Con l’espansione e le acquisizioni, Pattern punta ora a creare un ecosistema integrato, capace di generare valore attraverso la connessione tra competenze, tecnologie e sostenibilità.
L’AI è il fulcro di questa nuova fase: dai progetti pilota interni agli strumenti di supporto creativo e operativo, fino alla definizione di modelli di business “AI based” per una piattaforma aperta e sostenibile. Tra i casi di successo, l’uso di tecnologie 3D, digital twin e realtà aumentata nella prototipazione e nella produzione, che migliorano efficienza e personalizzazione. Il nuovo mindset aziendale richiede formazione continua, collaborazione diffusa e apertura all’open innovation.
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