La valorizzazione del Made in Italy deve essere posta al centro delle sfide che attendono l’industria italiana delle macchine tessili nel prossimo futuro. Lo ha ribadito all’Assemblea di ACIMIT, l’Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinari per l’Industria Tessile, tenutasi venerdì 4 luglio negli spazi del Museo Ferrari a Maranello, il presidente Marco Salvadè, presentando i dati dell’industria meccanotessile italiana.
All'evento ha preso parte anche la delegazione di imprenditori biellesi, a partire dal presidente della Sezione Meccanici dell'Unione Industriale Biellese, Filippo Lanaro, con Chiara Bonino (Bonino Carding Machines), Andrea Bozzo (Flainox), Federico Ormezzano (Lawer), Valerio Monteleone (Monteleone Group), Mario Ploner e Luigi Ploner (Tecnomeccanica).
L’Assemblea ha celebrato gli 80 anni di ACIMIT. “Un traguardo che ci invita a guardare al passato con orgoglio e al futuro con rinnovata passione e responsabilità”, ha sottolineato il presidente di ACIMIT. Guerre commerciali e conflitti militari hanno riscritto gli equilibri internazionali, incidendo sulle strategie aziendali. L’industria meccanotessile italiana, per la sua vocazione all’export, è particolarmente esposta a queste dinamiche. E se da un lato continua a occupare una posizione di rilievo nel panorama mondiale, dall’altro deve interrogarsi su quanto la propria “ricetta”, basata su innovazione e internazionalizzazione, sia sempre valida.
I dati del settore
Nel 2024 la produzione è apparsa in diminuzione dell’8% rispetto al 2023, per un valore di 2,1 miliardi di euro, e le esportazioni sono calate del 9% (1,8 miliardi euro). Questi dati si inseriscono in un contesto internazionale altrettanto fragile, con trend simili osservati anche per Germania, Giappone e Svizzera, i principali concorrenti delle aziende italiane. Cina, Turchia, India e Stati Uniti restano le destinazioni privilegiate dei costruttori italiani di macchine tessili anche nel 2024, nonostante una domanda ancora in contrazione.
Il 2025 si è aperto ancora nel segno dell’incertezza. “La politica protezionistica statunitense e la crescente instabilità geopolitica rischiano di rallentare ulteriormente gli investimenti globali nel tessile-abbigliamento - ha commentato Salvadè -. In particolare, un’escalation della guerra commerciale risulterà ulteriormente dannosa per l’intera filiera”.
Per quanto riguarda il mercato italiano, nel primo trimestre del 2025 la domanda di macchinario si è confermata in contrazione, come testimonia la raccolta ordini dei costruttori italiani, diminuita del 57% rispetto al medesimo periodo 2024. “Non nascondiamo la delusione per quanto riguarda il piano Transizione 5.0 - ha puntualizzato il presidente di ACIMIT -. La sua efficacia resta limitata soprattutto a causa del complicato iter burocratico. Occorre rimettere la competitività della manifattura italiana al centro del dibattito politico, e occorre farlo utilizzando incentivi a cui accedere in modo semplice e che siano efficaci nella loro attuazione”.
La tutela del Made in Italy è ritenuta un’urgenza dall’Associazione italiana dei costruttori di macchine tessili. L’esperienza della forza lavoro, la creatività e la continua tensione innovativa sono le chiavi del nostro successo. “È fondamentale, perciò - ha ribadito Salvadè - difendere e rilanciare il Made in Italy autentico, quello che viene progettato e prodotto in Italia, senza compromessi, con la qualità e la creatività che il mondo ci riconosce”.
Per questo ACIMIT sta facendo pressione sia a livello nazionale che europeo affinché siano intensificati i controlli sulla marcatura CE dei macchinari per il tessile importati in Italia e Unione Europea, con particolare attenzione ai prodotti provenienti da Paesi extra UE.