In occasione di Milano Unica, il presidente della Sezione Lanifici dell'Unione Industriale Biellese, Ettore Piacenza, intervistato dal Biellese, ha tracciato le priorità, le sfide e le prospettive del settore, sviluppando temi centrali quali i dazi, la sostenibilità, il passaggio generazionale e la formazione.
Dazi, rischio economico e simbolico
"La situazione è molto preoccupante - ha spiegato Piacenza -. Il raddoppio dei dazi, in un contesto già estremamente competitivo e con margini sempre più ridotti, rischia di penalizzare pesantemente un’industria che esporta una quota significativa del proprio valore aggiunto.
Il Biellese, con il suo forte orientamento all’export e la sua specializzazione in prodotti di altissima gamma, è particolarmente esposto. Il rischio non è solo economico, ma anche simbolico: colpire il tessile italiano significa colpire l’identità manifatturiera ed estetica del nostro Paese. Serve una risposta politica europea forte e serve che il sistema Paese si mobiliti a tutela di chi, come noi, produce valore reale".
Sostenibilità, i nostri punti di forza sono l'acqua e il saper fare
"Le imprese biellesi stanno affrontando con grande serietà il tema della sostenibilità, non come moda ma come trasformazione strutturale - ha proseguito il presidente dei Lanifici -. Molte aziende hanno già investito in energia rinnovabile, tracciabilità, certificazioni ambientali e responsabilità sociale lungo tutta la filiera. Altre stanno avviando questo percorso con determinazione.
Il nostro territorio ha due punti di forza unici: l’acqua, che ci permette processi tintoriali e di finissaggio d’eccellenza, e un saper fare tramandato nei secoli, che oggi si fonde con tecnologie sempre più evolute. La sostenibilità per noi non è uno slogan, è un percorso concreto che si misura nei fatti".
Coniugare storia e innovazione
Sul tema della ricerca e innovazione, Piacenza afferma: "Fare innovazione in un settore maturo è difficile, ma proprio per questo è indispensabile. Nel Biellese parliamo di processi digitali, intelligenza artificiale, analisi predittiva ed eco-design. La vera sfida è coniugare la nostra storia con l’innovazione di prodotto e di processo. Chi riesce in questo passaggio non solo sopravvive, ma prospera anche in mercati complessi come quelli di oggi. Serve però un sistema più connesso, dove ricerca, imprese e istituzioni parlino lo stesso linguaggio".
Puntare sulla formazione
"Il tessile cerca ancora molte figure tecniche - ribadisce Piacenza - : addetti alla tessitura, finissaggio, controllo qualità, ma anche tecnologi di processo, esperti di sostenibilità, designer di prodotto. Il problema non è solo la carenza numerica, ma anche l’incontro tra domanda e offerta. Il sistema scolastico ha fatto passi avanti, ma c’è ancora troppo divario tra ciò che si insegna e ciò che le imprese chiedono. Serve più orientamento, più formazione duale, più collaborazione tra scuole, ITS e imprese. Coinvolgere i giovani significa aprire le porte delle aziende, raccontare storie vere, far toccare con mano il valore di un lavoro concreto e creativo".