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Rappresentanza - News - 20/05/2021

Il discorso del Presidente Carlo Bonomi all’assemblea privata di Confindustria

Le quattro priorità nel confronto con il Governo e le prospettive offerte da due grandi eventi che vedranno l’Italia protagonista a livello globale

 

Si è tenuta ieri, 19 maggio, l’Assemblea Privata di Confindustria. Nel suo discorso, il Presidente Carlo Bonomi ha delineato le quattro priorità dell'Associazione nel confronto con il Governo e le prospettive offerte da due grandi eventi che vedranno l’Italia protagonista a livello globale. Ecco una sintesi del discorso del Presidente.

 

"Pur con una necessaria prudenza, è ragionevole supporre che il contesto dell’industria sia destinato a migliorare ulteriormente nei prossimi mesi. Ma le prospettive della domanda interna restano appese all’incertezza. Risolvere questa incertezza è il compito maggiore al quale è chiamato il Governo guidato da Mario Draghi. Il cui avvento è stato senza alcun dubbio la novità più positiva da diversi anni a questa parte nella vita pubblica italiana”.


“Il nostro giudizio si fonda su constatazioni oggettive, non diamo pagelle politiche. Il nuovo Governo ha impresso una forte discontinuità rispetto al piano vaccinale adottato dal Governo Conte. Raccogliendo l’appello rimasto inascoltato nell’autunno 2020, quando proponemmo che fossero convogliate tutte le energie per accelerare la vaccinazione di massa, a partire da noi: le imprese. Siamo fieri e orgogliosi, di fare la nostra parte per la miglior tutela dell’intera società italiana”.


“Draghi ha immediatamente accresciuto il peso dell’Italia nei consessi europei e internazionali. È per l’Italia un moltiplicatore di autorevolezza e credibilità. Che bisogna sperare duri il più a lungo possibile. Confindustria affianca comunque il premier in questo sforzo, collaborando con le altre Confederazioni europee sulle scelte di Bruxelles e guidando quest’anno il B20, il principale tavolo globale delle business policy”.


“Anche nelle nomine abbiamo percepito discontinuità; metodo che ci auguriamo di veder confermato tra poco, quando molte decine di nuovi incarichi apicali verranno rinnovati nelle società pubbliche”.


“Ma, soprattutto, Draghi ha inserito la sua azione in una visione generale del Paese per il futuro. L’abbiamo ritrovata nelle prime 80 pagine del PNRR che l’attuale Governo ha presentato. Finalmente la giusta enfasi sulle riforme strutturali, la necessità di intervenire sul blocco degli ascensori sociali, e di contrastare l’aumento della povertà e dei divari con l’annuncio di molte misure pro-concorrenza in numerosi ambiti dell’economia italiana, come abbiamo sempre chiesto”.


“L’aspetto più importante è che il PNRR afferma che le riforme vengono prima dei pesi usati per allocare le risorse tra le 6 missioni e le diverse componenti del Piano. Se si fallisce su questo, l’intero PNRR inizierà a imbarcare acqua. Ci sono pochi mesi per avviare con decisione le riforme annunciate. A cominciare da quella della PA e della giustizia. Pochi mesi in cui mettere in atto ciò che al PNRR continua invece a mancare: cioè, come garantire il dispiegamento degli investimenti privati a fianco di quelli pubblici. Senza questo, lo stesso PNRR stima una crescita aggiuntiva del PIL in 6 anni tra il +1,8% e il +3,6%. Sappiamo benissimo che bisogna mirare ad altro per rendere sostenibile un debito pubblico che resterà al 150% del Pil per diversi anni”.


“A tal fine, con il Governo Draghi abbiamo finalmente avviato un confronto diretto, volto a definire al meglio alcune delle scelte prioritarie per la ripresa italiana. Si tratta di quattro questioni essenziali”.


“La prima è stabilire una chiara direzione di marcia per le filiere più importanti della nostra industria. Nei PNRR di Germania e Francia un’attenzione esplicita e preminente viene data a progetti incardinati proprio sulle maggiori filiere industriali. Non è così nel PNRR dell’Italia. La risposta deve venire dal potenziamento degli strumenti ordinari a disposizione innanzitutto del MISE, e in nuove iniziative ad hoc. È questa la nostra attesa. Per questo abbiamo chiesto, nei tempi più brevi possibili, di attivare e accelerare il confronto diretto sulle filiere dell’automotive, della siderurgia, dell’automazione industriale, del tessile-moda, del legno-arredo, dell’alimentare, della chimica e farmaceutica”.


“La seconda richiesta è un’analoga compartecipazione all’identificazione delle misure da adottare sulle semplificazioni. Nel corso degli anni abbiamo accumulato un’esperienza accurata di cosa sarebbe opportuno fare e come farlo. Per questo abbiamo già inviato al Governo 80 pagine di proposte di semplificazioni necessarie per l’esecuzione del Piano. Il sia pur fondamentale ambito delle analisi pubbliche svolte all’interno del perimetro dello Stato non è sufficiente per il vasto e approfondito esame da compiere, in tempi rapidissimi, per predisporre gli interventi”.


“La terza priorità è quella del lavoro. Serve una parola chiara sulla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Da luglio 2020 abbiamo inoltrato a Governo e Sindacati la nostra dettagliata proposta di riforma. Ammortizzatore universale e politiche attive entrambi basati su formazione e rioccupabilità con il diretto coinvolgimento delle APL private - gestite con un sistema nazionale di accreditamento, accanto a soggetti pubblici, dando la libertà al lavoratore di scegliere dove impegnare un voucher di formazione-ricollocazione. Il confronto dovrebbe avvenire tra Governo, sindacati e imprese in compresenza, fino alla chiusura in tempi rapidi su tutti gli aspetti. Le imprese industriali sono in credito strutturale tra quanto pagano annualmente per la CIG ordinaria, e quanto essa era realmente utilizzata fino al pre COVID. Le imprese realizzano tantissima formazione sui posti di lavoro tramite gli enti bilaterali. A FondImpresa, infatti, aderiscono oltre 202 mila imprese di cui il 99% sono PMI, con 4,7 milioni di addetti”.


“Quarta questione essenziale. Come mobilitare e moltiplicare gli investimenti privati con i bandi del PNRR. Il quadro di Transizione 4.0 è ormai chiaro. Resta da definire la modalità per indurre il maggior numero di imprese a coinvestire sulle missioni più essenziali del PNRR. A cominciare da quelle del settore informatico nella partecipazione alle gare, nella definizione dei soggetti, nella realizzazione concreta della doppia via proposta dal PNRR, nel passaggio al cloud della PA. A quelle coinvolte nei tanti progetti per la sostenibilità energetica e ambientale. A quelle per l’accelerazione delle reti infrastrutturali cooperanti, per le diverse tipologie di banda larga. A quelle per la realizzazione dei tre diversi circuiti di innovazione e trasferimento tecnologico. A quelle interessate a potenziare gli investimenti nelle Fondazioni che presiedono al sistema degli ITS. A quelle chiamate a realizzare i piani Integrati Urbani e gli interventi sulle periferie. A quelle, infine, del settore dell’hi tech sanitario e delle Life Sciences, in tutti i progetti di telemedicina, di innovazione digitale nella sanità, di ammodernamento dell’intero patrimonio delle dotazioni tecniche del nostro sistema ospedaliero”.


“La moltiplicazione che auspichiamo degli investimenti delle imprese dipenderà essenzialmente da come si scriveranno i bandi pubblici, delle gare e del procurement. È essenziale poterci confrontare preventivamente con chi nel Governo è ora chiamato a questo compito: scrivere bandi che per facoltà di accesso, chiari KPI ed espliciti obiettivi di risultato, rappresentino non solo per lo Stato, ma per tutte le imprese interessate, un volano di crescita, di redditività e di maggior occupazione”.


“Con questa stessa logica – ha aggiunto Bonomi – dobbiamo prepararci a due grandi eventi. Nel 2025 cadrà il grande Giubileo, che la Chiesa cattolica tiene ogni 25 anni. In più, nel 2033, si celebrerà il doppio millennio del Calvario e della Crocefissione”.


“Dal Giubileo 2000, abbiamo imparato tante cose: in positivo e in negativo. Il bilancio finale delle tante opere previste fu alla fine contraddittorio, non mancarono tempi protratti e piani non realizzati. Ma l’effetto economico complessivo fu molto rilevante. A Roma si contarono circa 30
milioni di pellegrini, +23% sull’anno precedente. Gli stranieri crebbero dell’8,1% negli arrivi e arrivarono a 137 milioni di presenze, con un aumento della spesa complessiva degli stranieri in Italia dell’8%. Anche per tutto questo, nel 2000 il Pil italiano crebbe quasi del 3%: quell’anno l’Italia andò meglio della Germania”.


“Per mettere a frutto le lezioni del passato occorre iniziare subito a lavorare. Su un grande progetto strategico basato non solo sull’impatto diretto degli eventi del Giubileo, ma su una visione a 360 gradi di innovazione. Con un masterplan che non riguardi solo turismo e ricettività, ma porti aeroporti e intermodalità logistica, iniziative straordinarie dell’industria culturale e creativa, pianificazione dei flussi internazionali dal breve al lungo periodo, sostenibilità dei servizi pubblici a fronte degli afflussi straordinari”.


“Un progetto che non deve riguardare solo Roma capitale, ma tutta l’Italia per compartecipare flussi e destinazioni. E che deve avere impatti, come l’esperienza del 2000 insegna, pluriennali sul PIL. È un appello che lancio a tutte le istituzioni, a tutte le forze politiche, a tutti i candidati sindaco nelle ormai prossime elezioni per il Campidoglio”.


“La sfiducia verso i malesseri accumulati nella Capitale, nei suoi servizi pubblici, non deve e non può prevalere. Se, come spero, questo nostro appello verrà raccolto, dichiaro subito che Confindustria con tutte le sue strutture e articolazioni si mette pienamente a disposizione in un ruolo impegnativo di partnership tecnica pubblico-privata”. “Sfiducia e rancore – ha concluso Bonomi - minano troppo in profondità la società italiana. Se non le sconfiggiamo, miniamo il futuro nostro e delle generazioni a venire”.

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