Un’industria “smart” è un’industria aperta al cambiamento, con l’obiettivo principale di migliorare l’efficienza dei processi per un’organizzazione più snella ed efficace grazie all’introduzione di elementi tecnologici e innovazioni incrementali. Questo il nodo centrale dell’incontro “Smart Industry”, secondo appuntamento organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale Biellese nell’ambito dell’iniziativa “Sfidiamo il Futuro”, che si è svolto nei giorni scorsi al Piazzo.
“Per avere una smart factory servono persone “smart” – ha detto Franco Oliaro, ad dell’azienda biellese Roj, che ha raccontato la sua esperienza ad una platea di imprenditori, studenti o semplici curiosi –. Grazie ad un adeguato learning management system, è possibile accompagnare le persone al cambiamento, puntando sulla formazione e sulla disponibilità a sviluppare le competenze necessarie per realizzare le attività ad alto valore aggiunto, automatizzando per quanto possibile quelle a basso valore aggiunto. In generale, grazie alla trasformazione che ha portato Roj a diventare una smart factory, abbiamo raggiunto obiettivi importanti come ridurre la gestione dei materiali e le rettifiche di magazzino, implementare la flessibilità con disciplina, trovare un posto per tutto e implementare la tracciabilità del materiale”.
“Capire è il primo passo necessario per diventare una smart industry – ha affermato Edoardo Calia, vice direttore Fondazione LINKS -. Quale tecnologia è applicabile a quale parte del processo di un’impresa, come introdurre l’automazione nella linea produttiva, quali dati sono necessari all’analisi: su tutti questi aspetti è fondamentale dare una risposta per poter elaborare una soluzione adatta alla propria organizzazione. Il tema della digital transformation deve essere dunque valutato nel suo complesso, a partire dal coinvolgimento del board dell’azienda, considerando aspetti tecnologici come la tracciabilità e la sicurezza informatica dal punto di vista strategico, non solo gestionale”.
“Quantificare è l’aspetto fondamentale per l’industria 4.0 – ha aggiunto Massimo Ippolito, Head of Digital Innovation & Infrastructures at Comau -, dove lo zero sta per zero sprechi, zero difetti, zero incidenti e zero insoddisfazione da parte dei clienti. La diagnosi predittiva, il controllo totale dei processi, la lotta all’inefficienza rappresentano ambiti e strumenti in cui l’IoT, il machine learning o i sistemi di automazione possono essere applicati con successo in quella che sta diventando una “human factory”. Comau definisce il proprio approccio all'Industria 4.0 proprio HUMANufacturing (human manufacturing), per sottolineare la centralità dell'uomo nel processo produttivo. A volte non è necessario avere nuove macchine per ridurre gli sprechi, ma basta riprogettare la stazione di lavoro o rivedere i flussi all'interno degli stabilimenti”.
“La blockchain è uno degli strumenti principali che possono essere sviluppati, oggi, per garantire la tracciabilità non solo dei prodotti ma anche dei processi – ha spiegato Marco Mazza, business developer Genuino -. Una smart industry si può avvalere del supporto di applicazioni importanti sia per migliorare la supply chain sia per valorizzare il proprio brand a livello internazionale”.
“Sfidiamo il Futuro” continua con Smart City (4 giugno – leggi il comunicato stampa dedicato) e Smart Human (20 giugno). Tutti gli incontri sono a ingresso gratuito ma è necessaria l’adesione. Ulteriori informazioni sono disponibili su www.ggibiella.it e sulla pagina Facebook Sfidiamo il Futuro.
INFO: Ufficio Stampa UNIONE INDUSTRIALE BIELLESE Laura Ricardi tel. 015 8483240 mob. 334/1159398 email: ricardi@ui.biella.it