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News - 29/05/2014

1864-2014/ 150 anni di industria, industriali e società nel Biellese

1924
Due benefiche quanto importanti istituzioni, l'Ospedale degli Infermi e il Consorzio Circondariale Antitubercolare di Biella, possono contare sulla generosità dell'industria biellese. Su iniziativa della Federazione Industriale Biellese, il controvalore economico di una intera giornata di lavoro di ciascuna azienda associata sarebbe stato versato a favore dell'O.I.B. (presieduto dall'industriale Silvio Cerruti) e del Consorzio (presieduto dal dott. cav. Carlo Danioni) da parte degli imprenditori associati. Ogni singolo operaio, dal canto suo, avrebbe fatto altrettanto in modo da costituire un capitale veramente cospicuo. L'idea fu salutata come geniale, provvidenziale, sociale nella più nobile accezione del termine. Nell'ottobre del 1923 la Federazione Industriale Biellese, i sindaci dei comuni interessati e le organizzazioni dei lavoratori stabilirono in assoluta concordia che la prima "Giornata pro Ospedale e Consorzio Antitubercolare" sarebbe stata celebrata l'8 dicembre. Ma qualcosa non andò per il verso giusto. Le varie associazioni industriali non riuscirono a coordinarsi adeguatamente e, all'ultimo momento, la data fu rinviata e fu ridefinita per il 1° gennaio 1924. Il cambiamento alla vigilia, stabilito unilateralmente dagli industriali delle valli del Ponzone e del Sessera "per un troppo egoistico tornaconto", stando alla stampa socialista "non incontrò il consenso operaio. In pochissimi stabilimenti si lavorò. Gli operai preferirono fare ore suppletive. In certi luoghi si astennero dal lavoro, autorizzando i padroni a far la ritenuta di una giornata lavorativa". Al contrario i fogli cattolici scrissero che le poche defezioni, peraltro limitate a qualche caso, furono tutte di parte operaia, ma nel complesso l'esito fu più che buono. Nel dicembre del '24 si replicò e la seconda "giornata" mise d'accordo tutte le "parti sociali" con piena soddisfazione dei destinatari di quella estesa beneficenza.


1925
La "Illustrazione Italiana", storica e celeberrima rivista illustrata pubblicata dai milanesi fratelli Treves fin dal 1873, dedica un numero speciale a Vittorio Emanuele III per il suo venticinquesimo anno di regno. Con una chiara allusione alle difficoltà superate negli anni immediatamente successivi alla Grande Guerra, il volume (curato da Mario Vincenzo Gastaldi) fu intitolato "I ricostruttori d'Italia". Il tomo, quasi quattrocento pagine assai ricche di immagini, si proponeva di dar conto delle forze economiche e, soprattutto, industriali che avevano ridato lavoro e speranza al Paese dopo la tragedia della Prima Guerra Mondiale. Furono quindi inclusi, tra banche, fabbriche e aziende varie, circa centocinquanta "ricostruttori" e per ognuno fu tratteggiato un profilo storico e celebrativo. Sul numero complessivo, ben 26 (il 20% del totale!) risultarono ditte biellesi, tanto che il curatore fu indotto a riservare nel libro una sezione dedicata alle industrie o ad altre realtà in Biella e nelle sue valli. Furono inclusi i lanifici Agostinetti e Ferrua di Tollegno, Fratelli Cerruti, Vittorio Gallo, Anselmo Giletti, Angelo Mosca, Giuseppe Rivetti e Figli, Maurizio Sella, Ubertalli Pierto e Figli, Fratelli Zegna di Angelo e Luigi Zegna, la Banca Biellese, i cappellifici Cervo e Barbisio Milanaccio e C. di Sagliano Micca, il maglieficio Boglietti, l'Ovattificio Bracco di Chiavazza, il cotonificio Figli di Felice Coda del Piazzo, le filature Fratelli Fila, Ferdinando Lanzone, Loro e Zanon di Lessona e Gabriele Pagani di Biella, la Manifattura Lesna di Biella, il commerciante di carbone Pietro Mercandino di Biella, le Officine Meccaniche G.B. Rubino di Netro, i "cinghifici" Pietro Serralunga e Antonio Varale, la Carbonizzatura per Lane di Giuseppe Zanon. A tutti questi si può aggiungere il Lanificio Valerio ed Eugenio Fratelli Bona di Carignano, biellese a tutti gli effetti, pur con sede delocalizzata.


1926
Lo scioglimento della Lega Industriale Biellese e della Federazione Industriale Biellese porta alla costituzione della Federazione Fascista dei Sindacati Industriali Biellesi e della Associazione Biellese Interessi dell'Industria. Se dalla neonata federazione, dichiaratamente fascista, si svilupperà a guerra finita l'Unione Industriale Biellese, dalla nuova associazione non prese vita alcunché, almeno ufficialmente. In realtà quella "sorella minore", che di fatto non ebbe possibilità effettive di esercitare una qualsivoglia attività, aveva le carte in regola per rappresentare il "valore aggiunto" (peraltro non dichiaratamente fascista) del sodalizio industriale biellese. Sarebbe stata finanziata "coi fondi residuati dalla liquidazione della preesistente Federazione Industriale Biellese, e coi contributi volontari degli industriali aderenti". Forse mancò un po' di quest'ultima componente... Si sarebbe dovuta occupare "della soluzione dei problemi che possono interessare l'attività economica delle varie industrie aventi stabilimenti nel Circondario di Biella per tutelarne gli interessi, armonizzandoli tra loro e cogli interessi regionali e nazionali, e ciò in qualsiasi campo ad esclusione di quello politico e di quello sindacale". Una realtà libera di agire senza strutture né sovrastrutture politiche e rappresentative nei rapporti tra parti sociali! Sarebbe stato un organismo propulsivo perfetto, un motore, una fucina. La Federazione Fascista dei Sindacati Industriali Biellesi nasceva già impegnata su molteplici fronti, ma priva di possibilità concrete di uscire dagli schemi, soprattutto quelli corporativi fascisti. Intanto, la Lega Industriale Biellese, quella voluta cinque lustri prima da Felice Piacenza, stava svendendo i suoi mobili per procedere nella sua propria liquidazione. Riuscì a recuperare qualche migliaia di lire rifornendo l'Istituto Tecnico Commerciale "Eugenio Bona" di scaffali con leggio, sedie di quercia, un tavolo con piano coperto di pelle ecc.

 

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