1921
Sul primo numero de “La Rivista Biellese”, mensile illustrato pubblicato dal Sindacato d’iniziativa “Pro Biella e Biellese”, si fa cenno a una particolare “industria” già da tempo sviluppata sul territorio biellese. Si trattava del turismo. Il Biellese vantava una consolidata tradizione turistica, ma ormai la concorrenza si era fatta forte, moderna e, soprattutto, basata su caratteristiche specifiche su cui Biella e circondario non potevano contare. Da queste parti non c’era il mare, non c’erano i grandi laghi e nemmeno le montagne trentine o valdostane. Tanto meno Biella poteva apparire come una città d’arte. I turisti continuavano ad affluire d’estate, ma si stava profilando un prevedibile ridimensionamento nei numeri e, di conseguenza, nel business diretto quanto nell’indotto. Era dunque tempo di coordinare, strutturare e unire offerte effettive e potenzialità, facendo evolvere quella che si chiamava la “industria dei forestieri”. La “Pro Biella e Biellese”, anche attraverso il suo periodico, mirava a stimolare una più efficace gestione “di comparto” delle tante e diverse forze in campo che mostravano, proprio nella loro eterogeneità, la primaria ragione della loro debolezza. L’altro grave handicap si poteva intestare alle carenze infrastrutturali e viabilistiche. “L’isolamento è la negazione del turismo; è come una barriera doganale proibitiva del libero corso del turismo. Il legittimo desiderio egoistico di sconfinata autonomia non deve far dimenticare l’assoluta necessità di vincoli federativi per conseguire quei fini che da piccole iniziative senza guida e senza norma non sono raggiungibili”. Occorreva applicare un “modello di seria organizzazione turistica”.
1922
Terminano i lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle spese di guerra. Istituita nel 1920, doveva “procedere all'accertamento degli oneri finanziari risultanti a carico delle spese effettuate dalle diverse amministrazioni pubbliche, dei contratti da esse stipulati, della loro esecuzione e dei rendiconti finali di gestione”. Inoltre doveva dedicarsi “alla revisione dei contratti, delle commesse, delle indennità di requisizione e di espropriazione e di proporre provvedimenti atti a reintegrare l'erario dei lucri indebiti o eccessivi eventualmente accertati. La Commissione doveva accertare ogni responsabilità morale, politica, amministrativa e giuridica”. Molte aziende tessili biellesi finirono nel mirino della “Sottocommissione B”, che aveva come ambito di azione “i servizi di sussistenza, vestiario, casermaggio e combustibile; acquisto di combustibili, servizio di sanità; servizi presso l'esercito operante; servizio ippico; servizio trasporti; servizio automobilistico; spese ferroviarie; spese per servizi postali e telegrafici in dipendenza della guerra”. In particolare le indagini si concentrarono “sulla composizione delle lane miste usate dalle ditte laniere fornitrici di panno grigio verde” per il periodo 1915-1922. Rispetto alle aziende allora in attività (e oggi non più) furono oggetto di verifica i tessuti prodotti dai lanifici Pria (Biella), Cartotti e Simonetti (Lessona), Fiorina (Valle Mosso), Carlo Sella (Biella), Fratelli Fila (Coggiola), Trabaldo Pietro Togna (Pray), Agostinetti e Ferrua (Biella), Lora Totino (Pray), Fratelli Vercellone (Sordevolo), Pianceri e Torino (Pray), Gilardi Giovanni Battista (Cossila), Mosca & Long (Chiavazza), Mosca & Ramella (Biella), Reda Gilardino (Biella), Giuseppe Rivetti (Biella) ecc. I dati raccolti (con le ragioni sociali non sempre esattissime) furono depositati presso la Camera dei Deputati e lì rimasero, di fatto ignorati e dimenticati a causa dei mutamenti politici avvenuti in Italia in quello stesso anno.
1923
L’antichissima Fiera di Padova è un’occasione da non perdere per l’industria biellese. Alla quinta edizione della “Campionaria” gli imprenditori parteciparono compatti e allestirono un bel padiglione sotto l’egida della Federazione Industriale Biellese e dell’Associazione “Pro Biella e Biellese”. Dal 1° al 15 giugno 1923, in terra veneta si potevano vedere i prodotti dell’eccellenza biellese di allora. Un piccolo opuscolo, appositamente dato alle stampe, pubblicava nomi e numeri dell’industrializzazione del Biellese. Nella prefazione di Mario Piana (riprodotta nell’immagine) si legge, tra brutte scivolate scioviniste e nitide suggestioni fasciste, anche il sano orgoglio della biellesità. Nel libretto fu pubblicato anche l’elenco delle associazioni federate che includeva anche sodalizi non tessili: Lega Industriale Biellese (50 ditte associate), Associazione Industriale Valle Strona (43), Unione Industriale Ponzone-Trivero (30), Unione Industriale Vallesessera (12), Unione Biellese Cotonieri ed Affini (8), Unione Biellese Industriali Maglierie (3), Associazione Biellese Meccanici (9), Unione Biellese Industrie del Cuoio (6), Unione Spedizionieri ed Affini (10), Lega Industriali Arti Edili ed Affini (dato non indicato), l’Unione Fabbricanti Cappelli del Biellese (16) e la Unione Industrie Isolate (2 iscritti: Manifattura Italiana di Scardassi e Menabrea). Tra le realtà imprenditoriali biellesi presentate a Padova ci furono anche la S.A.B.O.T.E. Soc. An. Biella-Oropa per trazione elettrica (cioè la tramvia), quattro stabilimenti idroterapici, il Credito Biellese e la S.A.M.G.A.I. Soc. An. Magazzini Generali Alta Italia.